Come stanno i boschi lombardi?

Valeria Fieramonte

 

 

Il rapporto sullo stato delle foreste in Lombardia a tutto il 2013, al suo settimo anno di presentazione, rileva tra le altre cose che, in supporto al settore, sono erogati ogni anno circa 8 milioni di euro.
Se si considera che, anche solo, per esempio, per pagare una penale di blocco di qualche lavoro pubblico fatto senza alcuna consultazione popolare e con i consueti contratti capestro, si sforano i 140, 150 milioni di euro, si capisce che viviamo in un mondo che ha alterato gravemente tutti i valori fondamentali: alla natura, che ci permette la vita  in senso letterale, e senza la quale non potremmo neppure esistere, non dico mangiare anche se è sottinteso, vanno gli spiccioli, quello che resta in fondo ai bilanci dopo aver soddisfatto tutte le clientele...
  
   Un quadro surreale? Ebbene sì, nonostante che il rapporto sia accurato, redatto con bravura e competenza in ogni sua parte e perciò utile a farsi un'idea della situazione: che nonostante tutto – per merito della resistenza naturale della natura, diciamo così, nel far nascere nuovi alberi, - resta abbastanza positiva.
   Ecco in sintesi i principali dati: la Lombardia è la terza regione italiana per superficie boschiva, il 26% del suo territorio è coperto da boschi in prevalenza di faggi, castagni e querce, e in misura minore di tigli, aceri, abeti ,larici, carpini e pini silvestri  che rappresentano il 7 % delle foreste italiane. Le aree più ricche di alberi sono Lecco e Como, le più povere quelle agricole di pianura, Cremona, Lodi e Mantova.
   Purtroppo anche gli ettari di bosco a disposizione, in media, di ogni cittadino, sono in calo: ogni abitante della Lombardia ha a disposizione circa 1.400 ettari a testa , (ma nel 2013 la popolazione è aumentata, crescendo a velocità maggiore della superficie boschiva) : la media mondiale per abitante è invece di 6000 ettari!
   Ma anche il dato mondiale, che potrebbe essere più consolante, sta rapidamente modificandosi: nel mondo si perde un bosco ogni 4 secondi e a questo ritmo anche altrove è prevedibile un aumentato rischio di desertificazione dei territori con conseguenze di imprevedibile gravità.
    
  C'è poi tutto un capitolo a parte che è quello sulle imprese boschive: solo nel 2013 se ne sono contate 25 in più: si tratta di imprese composte  spesso da una sola o al massimo due persone, il cui compito è tenere in ordine i boschi, tagliare la legna ecc..
     Secondo l'assessore regionale all'agricoltura con il prossimo programma di sviluppo rurale approvato da Bruxelles  il misero dato degli 8 milioni migliorerà di molto: saranno in arrivo altri 24 milioni di euro, ma solo per la 'movimentazione dei prodotti legnosi'.... e 11 milioni per la raccolta e stoccaggio.
    Alla prevenzione del dissesto idrogeologico  e dei danni da incendi boschivi andranno invece   30 milioni di euro,( nel 2013 si sono registrati 92 incendi boschivi – con dicembre e aprile come mesi di maggior numero di incendi e con un ulteriore picco in agosto, e non è stato neppure l'anno peggiore )  mentre altri 65 milioni sono previsti per l'impianto dei pioppi, visti come fonte di materia prima strategica per l'industria del legno, della carta e dell' energia, e non solo come fonte di sequestro di gas serra. Va da sé che la parte di pioppi usati come fonte energetica, per es. per fare il pellet,  non sono ovviamente ascrivibili come fonte di sequestro di gas serra.
     I pioppeti occupano soprattutto l'area sud della regione Lombardia, per un totale di oltre 20mila ettari – che tuttavia negli ultimi anni sono stati in costante diminuzione: ben venga dunque l'iniziativa di Bruxelles  e della Comunità Europea, nella speranza che i fondi vengano effettivamente usati per ciò a cui sono destinati, e che prima o poi si capisca che alla prevenzione dei danni idrogeologici dovrebbe essere dedicata maggiore attenzione e maggiori fondi, anche in assenza di un immediato profitto di produzione. 
 
    
 26-1-2015